I miei GOTY 2023

Cosa ricorderò del mio 2023 videoludico appena trascorso? Sicuramente giochi molto intimi, poetici e potenti, sviluppati quasi sempre da una singola persona, che mi hanno emozionato nel profondo, che hanno toccato corde non facilmente raggiungibili. Una serie di opere che hanno avuto il coraggio di raccontare storie difficilmente riscontrabili in questo medium e che hanno spesso abbandonato facili e oliate meccaniche ludiche per avvicinarsi più alla letteratura o al romanzo a fumetti.

Partiamo da Mediterranea Inferno, che narra dell’estate post lock down di tre giovani adulti in una assolata Puglia. Visivamente appagante, onirico, teatrale, sopra le righe, queer fino al midollo. Nessuno ha parlato in maniera così forte dei traumi che il covid ha lasciato in una intera generazione già minacciata da un futuro incerto e che cerca rifugio in un passato idealizzato. Lorenzo Redaelli si conferma un grande ammaliatore, capace di partire da esperienze autobiografiche e autoctone per poi allargare l’orizzonte con estrema facilità.

Anche in Videoverse ci sono dei giovani chiusi nelle loro camerette, ma stavolta a tenerli segregati non è  un virus bensì una console dei primi anni 2000. Lo Shark fa girare videogiochi ma soprattutto l’omonima Videoverse, una chat in cui si possono fare conoscenze virtuali, pubblicare fanart, commentare (non sempre in maniera appropriata). Lucy Blundell confeziona un Bildungsroman moderno, brillante, commovente e sincero e lo fa ricostruendo una credibile app di messaggistica con solo due colori.

Di solitudine parla anche Birth di Madison Karrh la cui protagonista si ritrova in una grande città abitata perlopiù da uccelli antropomorfi scheletrici. Ci sono poche occasioni di socialità, la gente preferisce chiudersi nei propri appartamenti. Non le resta che costruirsi un compagno, una creatura fatta di ossa, organi e un cuore umido. Birth spinge ed incoraggia il giocatore a fare esperienze con persone reali, a ristabilire quel contatto fisico ed empatico che sembra essersi perso in questi ultimi tempi.

Quello che rende unico Saltsea Chronicles è che più che il vogleriano viaggio dell’eroe, qui assistiamo a un viaggio corale, anzi proprio antieroico. Non si raccontano le gesta sovrumane di un singolo, ma le inquietudini, i dubbi, le speranze, i rimpianti, gli amori, le amicizie di un gruppo sgangherato e improbabile di marinai/e che navigano quel “mare salato” che ha sommerso la civiltà precedente degli “accumulatori”. Un affresco post capitalista, dove il denaro non ha più nessun valore, e post apocalittico, dove come simbolo supremo si erge la SISAO, fu OASIS, un tempo lussuosa nave da crociera, ora affondata.

Il gioco che però ha segnato il mio 2023 è stato The Wreck. Un titolo difficile da digerire, sicuramente non adatto ad un pubblico che cerca spensieratezza e sollazzo, tutt’altro. Una visual novel dai temi maturi che parla di famiglie disfunzionali, lutti, traumi, del saper lasciare andare, del fine vita, della maternità e genitorialità. Facendo muovere il giocatore all’interno di diorami tridimensionali che altro non sono che ricordi cristallizzati nel tempo, la storia procede in maniera non lineare fino alla difficile scelta finale. Un pugno allo stomaco, anzi tanti pugni allo stomaco, che non possono lasciare indifferenti.

C.Thi Nguyen nel suo recente saggio Giocare è un’arte scrive: “Permettetemi di ricordare che la maggior parte di noi pensa degli artefatti umani possano creare esperienze particolari e che attraverso queste esperienze possiamo sviluppare noi stessi, aiutandoci a imparare come stare al mondo. Non è così strano pensare che le narrazioni ci offrano una formazione emotiva e ci mostrino nuove possibilità. Leggere, guardare e ascoltare molte opere differenti può aiutarci a trasformarci in persone più complete e migliori: attraverso le narrazioni, possiamo ricevere esperienze da altre persone. Queste esperienze possono infiltrarsi nel resto della nostra vita, possono plasmare la nostra esperienza e il nostro modo di stare al mondo. Perché è così strano pensare che anche i giochi, la forma d’arte umana in cui giochiamo con le agency, assumiamo identità pratiche alternative, assumiamo abilità e obiettivi diversi e adottiamo nuovi assetti sociali, possano fare una cosa del genere?”

I miei giochi del 2023 questa cosa la fanno bene, molto bene.

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